«Mi chiamo Tokyo. Però quando è cominciata questa storia, non mi chiamavo così.»
In questomodo inizia la prima scena di “La casa di carta”, la serie spagnola ideata da Alex Pina prodotta da Antena 3 nel 2017 e distribuita a livello mondiale da Netflix.
Sembra l’inizio di “Inside Man” il film del 2006 diretto da Spike Lee con cui ha in comune la voce narrante del personaggio principale e la trama similare.
Perché guardare quest’ultimo successo iberico dunque?
La risposta è semplice: ci troviamo difronte ad otto personaggi con nomi di città, con reati sulle spalle e che potremmo categorizzare come i migliori stereotipi: la bella ragazza, l’hacker, la falsaria, la testa calda, i soldati, l’egocentrico psicopatico ed il papà protettivo che nascondono più di quanto ci si aspetta.
Tutti decidono di fidarsi del professore, un uomo che ha un obiettivo da tutta la vita, realizzare un colpo mai tentato prima: entrare dentro la Zecca di stato e stampare soldi fino a raggiungere 2.400 milioni. Calcola ogni minima variabile ma, per quanto ottimisti si voglia essere, niente va così liscio.
La serie sarà una continua suspense a ritmo serrato, piena di colpi di scena in cui degli uomini vestiti con tute rosse e maschere di Dalì vi spingeranno a mettere in dubbio le vostre convinzioni, ad interrogarvi sulla correttezza ed equità del sistema in cui viviamo, sul ruolo delle banche che, con le loro “iniezioni di liquidità”, favoriscono sempre ricchi a discapito dei poveri pressati in un modo brutale.
Guardandola si compie un viaggio nelle tradizioni spagnole e, inaspettatamente, anche in quelle italiane legate ad una canzone particolare che nel paese ha fatto storia..
Questo viaggio è reale, talmente tanto che le maschere e le tute rosse stanno diventando emblematiche e sinonimo di opposizione, come lo fu la maschera di Guy Fawkes, in “V per vendetta”, il fumetto cult di Alan Moore e David Loyd e il successivo film del 2005.
Il travestimento dei rapinatori più conosciuti del momento è stato usato a Napoli, come simbolo di protesta contro il “caro tasse” ad opera degli studenti della Federico II il 24 aprile 2018 o contro la stretta repressiva sugli eventi pubblici come alla Sapienza di Roma.
Questi sono solo due esempi dell’enorme impatto che la serie ha avuto sulla quotidianità dei suoi spettatori . Per quanto si possa dire a parole su questa serie, niente la spiega meglio di decidere di vederla ed entrare nel suo mondo, ma attenti, perché una volta dentro, uscirne è molto difficile.