Quali sono i progetti su cui attualmente l’Università e anche il PTV stanno lavorando?
L’Università sta lavorando su un grande progetto che manca da 35 anni: la mobilità. Riuscire a portare il tram leggero che da Termini, affiancando la Metro C, servirà Tor Vergata con due fermate: Policlinico e sotto la croce (il centro del campus). Noi dall’interno poi realizzeremo dei servizi di navetta. Il tram può essere realizzato in tempi brevi e con costi modici non essendoci la necessità di scavare, non è una metropolitana. Si potrà giungere all’Università e al Policlinico sia con il tram sia con la Metro C e successivamente scambiando con il tram.
Attualmente un altro progetto riguarda la facoltà di Scienze Motorie, per cui stiamo lavorando al fine di fornire le strutture sportive che potranno poi essere sfruttate anche dai cittadini. Come ad esempio una pista di atletica oppure un campo da cricket (i cui finanziamenti sono già approvati). Abbiamo fatto un campo da golf, faremo delle piste ciclabili per tutto il territorio del Campus. Con queste strutture, cambierà radicalmente “la faccia” di questo territorio. Per quanto riguarda l’Ospedale (la sanità è regionalizzata e non appartiene all’Università), di intesa con la Regione, vorremmo completare la Torre 8 in cui dovrebbero andare a regime alcuni reparti importanti, come la Ginecologia e l’Ostetricia (oggi mancanti), e in futuro la Neonatologia e la Pediatria.
Stiamo inoltre potenziando altre strutture connesse di altri reparti. Questo è stato possibile grazie ad un lavoro di risanamento durato 4 anni. 4 anni fa avevamo 80 milioni di debito, oggi è meno 35 milioni. Grazie alla riduzione del deficit, la Regione può contribuire a investimenti, realizzando opere che oggi ancora non ci sono.
L’Università di Tor Vergata e il PTV sono due poli tra i più rilevanti del VI Municipio e di questo quadrante della Capitale. In che modo queste realtà possono essere una risorsa per il territorio, con quale impatto? E mi riferisco soprattutto al coinvolgimento dei giovani, delle aziende locali, per lo sviluppo dei trasporti pubblici…
Questa è una realtà internazionale, richiama dei giovani ricercatori anche dall’estero. Il rapporto con il territorio è fondamentale. C’è da considerare che in questo territorio una persona su dieci è laureata a fronte del centro di Roma in cui il rapporto è una persona su due/tre. La nostra presenza deve aumentare il numero dei laureati. Uno dei problemi del nostro Paese è il basso numero di laureati, il più basso in Europa. L’università ha permesso un grande sviluppo del territorio. Dopo di noi sono venuti l’ASI, il CNR, l’Agenzia Spaziale, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la Banca d’Italia. E poi l’ospedale, il Policlinico Tor Vergata che è uno delle realtà più importanti della Regione Lazio. Pensiamo solo all’importanza del Pronto Soccorso, questo è l’unico ospedale che serve più di 200.00 abitanti. Ci sarebbe forse bisogno di 3 ospedali su questo territorio, noi riusciamo a sopperire con un grande sforzo anche supportati dalla Regione proprio perché offriamo un importante servizio. Le persone che entrano in ospedale, in questa nuova e bellissima struttura diventata operativa nel 2001, mi chiedono: “dottore ma si paga qui”? E’ un ospedale pubblico di alta qualità, con professionisti straordinari e formiamo un alto numero di medici, e anche nelle professioni sanitarie, che lavorano in tutta Italia. I dati recentemente usciti di Almalaurea dicono che i laureati di Tor Vergata, entro 2 anni dal diploma, trovano lavoro due volte superiore alla media nazionale. I nostri laureati sono preparati e professionisti.
Quali sono le politiche dell’Università riguardo l’integrazione degli studenti stranieri e anche i piani per quelli fuorisede? L’Università e il PTV si stanno muovendo per diventare sempre più un Campus o College in stile americano?
Siamo molto attenti a queste politiche. Siamo la sesta università in Italia per accoglienza di studenti stranieri. Abbiamo già costruito un campus dove alloggiano 1.500 studenti. Lo stiamo anche rafforzando e parliamo del Campus X, censito da una rivista americana come tra i primi del mondo. Abbiamo creato un “Welcome Office” per gli studenti stranieri. Gli diamo un’accoglienza, gli studenti arrivano e li aiutiamo ad avere il codice fiscale, documenti, permessi di soggiorno, un’assistenza sanitaria mediante un canale privilegiato nel Policlinico. Infine, per sopperire al problema principale che è la mobilità, abbiamo noi creato un servizio di navette che partono dai terminal della metropolitana e portano gli studenti alle facoltà. Questo perché c’è stato una diminuzione del numero di corse di ATAC, gli studenti avevano un disagio e siamo intervenuti, con un grande impegno del consiglio di amministrazione, apportando un servizio di navette.
Già nel 2000 Papa Giovanni Paolo II tenne uno storico incontro nella spianata di Tor Vergata radunando migliaia di giovani e non solo. Anche il 5 maggio di questo anno Papa Bergoglio ha scelto ancora la tenuta di Tor Vergata difronte al Policlinico per la celebrazione del 50° anniversario della nascita del cammino Neocatecumenale. Di sicuro un onore per l’Università “ospitare” un evento mondiale cosi importante e che dà valore al tutto il territorio…
E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita. La congregazione dei Neocatecumenali mi ha dato la possibilità di parlare difronte a 150.000 persone. Siamo stati molto felici di ospitare questo evento che è stata una grande opportunità anche per far conoscere il Campus a tutto il mondo. Noi vogliamo essere un centro per il dialogo interreligioso, vogliamo essere un punto di riferimento per le fedi religiose. Abbiamo un centro ebraico tra i più importanti del mondo, non a caso il Talmud Babilonese è stato tradotto in questa università, abbiamo un centro di studi islamici, facciamo dei corsi in arabo per favorire l’integrazione. Da questo punto di vista facciamo tutto quello che dovrebbe fare qualsiasi università: apertura, confronto e dialogo con tutti.
Sul territorio dell’Università è presente la Vela di Calatrava. Il polo sportivo che sarebbe dovuto essere pronto per i mondiali di nuoto del 2009. Una struttura che rientrava nel progetto “la città dello sport”. Esistono oppure si pensa ancora a dei progetti per rivalorizzare questa struttura?
Non è un progetto dell’Università. All’epoca, alcuni enti hanno chiesto ai miei predecessori l’utilizzo del terreno che hanno concesso. In quest’epoca io non c’ero, appena mi sono insediato ho cominciato a lavorare su questo, cercando di riunire allo stesso tavolo tutti gli stakeholders a cominciare dall’architetto Calatrava, che è venuto 3 volte su mio invito, il Municipio, il territorio e abbiamo cominciato a discutere. Il completamento dell’opera richiede una grande disponibilità economica che al momento non sappiamo se i governi futuri la metteranno a disposizione. Io ho fatto subito inserire questa struttura nelle opere incomplete del Ministero delle Infrastrutture e abbiamo in parte avviato ciò che l’Università sa fare meglio: progetti di ricerca. Abbiamo presentato un progetto importante, non solo al Comune ma anche alla Banca Europea, che speriamo possa finanziare almeno una delle 2 vele per fare “La città della conoscenza e della ricerca”. Vorremmo completare o variare il progetto per portarci dentro la Facoltà di Scienze, compreso un orto botanico innovativo che possa richiamare persone per visitarlo, laboratori di innovazione tecnologica sul mondo digitale anche per attirare imprese che possano finanziare il progetto. Non spettava a noi cercare di rivalorizzare questo progetto ma ci siamo “rimboccati le maniche” e abbiamo voluto dare il nostro contributo.