La violenza di genere deriva dal fenomeno della “dipendenza affettiva” cioè da una visione patologica e regressiva del rapporto di coppia. Questo avviene principalmente da parte dell’uomo adulto che torna alla età infantile poiché la paura, la disperazione del rifiuto, non essere accettati dalla partner, il calo dell’autostima, le problematiche lavorative e la conseguente depressione possono portare ad una forma di iper-protezione ed isolamento del partner debole, con la progressiva creazione di un sentimento di dipendenza spesso totalizzante; questo atteggiamento può durare anche anni, fino a che il partner ‘debole’ arriva al punto di rottura e cerca di evadere (e per fortuna molte volte ci riesce) ma, altrettante volte viene aggredito, verbalmente, fisicamente e nei casi più estremi ucciso.
Gli aspetti più rilevanti sono la violenza sessuale e la violenza domestica, ma è altrettanto diffusa quella dalle mutilazioni genitali con infibulazione e dai matrimoni forzati: si stima che nel mondo tra i100 ed i 140 mlndi ragazze abbiano subito mutilazioni genitali femminili e circa70 mlndi donne siano state costrette a subire matrimoni contro la loro volontà.
Secondo i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) fino ad un terzo del totale degli omicidi vanno ricondotti alla categoria della violenza relazionale di coppia e al femminicidio: un fenomeno enorme che ha nei figli spesso le vittime innocenti (violenza assistita). Generalmente queste donne cercano aiuto in persone a loro vicine (amicizie femminili, sacerdoti) ma, per fortuna, a seguito di danni fisici ricevuti si rivolgono al Pronto Soccorso dove vengono accolte ed aiutate; dovrebbero anche avere a disposizione dell’assistenza psicologica durante e dopo la dimissione dall’ospedale (cosa che non sempre accade) per evitare o ridurre i danni da stress post-traumatico.
Purtroppo il fenomeno della violenza non riguarda solo le donne adulte, ma si stima che il 20% totale delle aggressioni sia rivolte alle bambine; secondo i dati forniti vi sono tra i 100 e i 140 casi ogni 100.000 residenti e una larga parte di queste violenze sono a carico di donne di nazionalità non italiana (circa il 40 % del totale); la violenza di genere non fa distinzioni possono colpire qualsiasi fascia di età, qualsiasi condizione sociale e razza.
Nel 2013 in Italia ci siano stati almeno 179 femminicidi, quasi uno ogni due giorni, e nel 80 % dei casi all’interno delle mura domestiche mentre la violenza domestica può essere indicata come la seconda causa di morte per le donne in gravidanza.
Il ruolo del Medico acquista ancora più valore nella prevenzione e nel trattamento degli esiti della violenza generale è molto importante poiché si stima che, in media, tra i suoi assistiti vi siano state almeno 100 donne vittime di violenza; devono quindi essere le prime sentinelle ed i primi alleati delle donne vittime di violenza.