I bombardamenti degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale non hanno solo causato devastazioni a terra, ma hanno lasciato tracce anche nell’atmosfera: le onde d’urto delle bombe sono state talmente potenti da arrivare al confine con lo spazio, a oltre 1.000 chilometri di altezza, indebolendo la ionosfera, lo strato più esterno. Lo ha rivelato una ricerca dell’Università di Reading pubblicata sulla rivista Annales Geophysicae, i cui risultati permetteranno anche di capire meglio l’influenza sull’atmosfera di fenomeni come eruzioni vulcaniche, lampi e terremoti. “Finora non ci si era mai resi conto dell’impatto delle bombe negli strati più alti dell’atmosfera”, commenta Chris Scott, uno degli autori dello studio. “Ogni raid ha rilasciato l’energia di circa 300 lampi”.
I ricercatori hanno esaminato le registrazioni giornaliere fatte tra il 1943 e il 1945 dal Centro di Ricerca per le onde radio di Slough, in Gran Bretagna, analizzando i cambiamenti rilevati nella ionosfera durante 152 grossi bombardamenti degli Alleati in Europa: la concentrazione di elettroni diminuiva drasticamente mentre le bombe esplodevano vicino a terra, probabilmente a causa di un riscaldamento dell’aria. “I piloti che partecipavano ai raid spesso riportavano danni agli aeroplani anche se si mantenevano al di sopra dell’altitudine raccomandata, mentre chi si trovava a terra sotto i bombardamenti veniva sbalzato via dalle onde d’urto delle esplosioni”, racconta Patrick Major, co-autore dello studio. “Circolavano anche voci che consigliavano a chi si trovava nei rifugi di avvolgersi un asciugamano bagnato intorno alla faccia, per impedire alle onde d’urto di far collassare i polmoni lasciando il resto del corpo intatto”.
FONTE IMMAGINE: US Air Force)