Quesito n. 1: “Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”
Quesito n. 2: “Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”
Ecco i quesiti del Referendum che i romani si troveranno di fronte domenica 11 novembre e che riguarderanno la messa a gara del trasporto pubblico locale nonché il futuro di Atac. A promuovere la votazione, che sarà sì oppure no, enunciata con ordinanza dalla Sindaca Raggi, sono stati diversi comitati cittadini, tra cui “Mobilitiamo Roma” direttamente riconducibile al Partito Radicale (storicamente rilevante dal punto di vista dei referendum). I romani saranno chiamati ad esprimere il loro parere sul trasporto nella capitale. Il piano del referendum non è quello di privatizzare l’azienda comunale Atac, ma aprire al mercato, quindi a società di privati, la gestione del servizio di trasporto mediante bus, metro e tram. Aprire il mercato significa attuare gare di appalto pubbliche per i trasporti gestite sempre da Roma Capitale, alle quali potrà comunque partecipare anche Atac stessa.
Non è una novità che il servizio di Atac oggigiorno sia carente e non all’altezza di un’importante capitale europea come Roma. Non possiamo scordare le immagini di autobus in fiamme, allagamenti delle stazioni metro, ritardi nel servizio diventati una normalità metropolitana soltanto per citare qualche caso di disservizio, nonché, in ultima analisi, l’incidente avvenuto sulle scale mobili della stazione metro di Repubblica, il 24 ottobre, in cui il cedimento ha provocato 24 feriti tra i tifosi russi del CSKA e su cui la Procura sta indagando per definire le responsabilità. I quesiti referendari, qualora vincesse il sì, non porterebbero ad una “privatizzazione” assoluta come spiegato, ma bensì a una liberalizzazione del mercato di cui il comune rimarrebbe il garante per il controllo, la decisione delle tratte e soprattutto per il prezzo dei biglietti.
Cosi è riportato sul sito di Mobilitiamo Roma (a favore del sì): “Se da un punto di vista teorico le competenze rimangono invariate, cioè il comune pianifica le linee, decide le tariffe, controlla le aziende e commina sanzioni, nella pratica la forza decisionale dell’autorità pubblica aumenterebbe. Nella situazione attuale, infatti, l’azienda Atac è talmente grande e compromessa con interessi politici e sindacali da essere lei la principale forza in gioco e non il Comune di Roma. Ecco perché nessuna amministrazione riesce a governare questa municipalizzata-monstre: semplicemente non si può. Con più aziende in concorrenza fra loro, invece, il comune si rafforzerebbe, perché non sarebbe soggetto ai ricatti di un unico operatore”. Esistono già esempi di liberalizzazione del mercato dei trasporti per una capitale in Europa: “a Parigi e nel territorio limitrofo dell’Ile de France la strategia di centralizzazione parziale dell’offerta ha permesso di servire in maniera soddisfacente un territorio molto vasto, di fatto avviando un processo di transizione che negli anni condurrà alla privatizzazione totale dell’offerta. Allo stesso modo anche a Barcellona e a Londra la gestione di tipo “misto” ha in generale consentito di fare fronte a situazioni di inefficienza più o meno gravi, conducendo a risultati complessivamente soddisfacenti e risolvendo problemi di monopolio e di costi di offerta troppo elevati. Analogamente, in città come Copenaghen e Rennes, l’affidamento indiretto della totalità dei trasporti di superficie e metropolitani ha portato a risultati molto positivi.
Ad oggi, come abbiamo visto, oltre ad essere insufficiente la gestione e il servizio erogati dall’attuale azienda municipalizzata sono anche stati, in alcuni contesti, un grande pericolo per la sicurezza dei cittadini. Allora, per concludere, i romani l’11 novembre si dovranno chiedere se sia utile mantenere un’azienda pubblica cosi come è oggi, con tutte le problematiche del caso soltanto parzialmente riportate, oppure mettere al centro il servizio e la sicurezza stessa dei cittadini.