Consigliere, lei ha coordinato dal 2006 al 2007 i lavori per il libro “una nuova politica dei rifiuti nel Lazio – analisi e proposte. Oggi a Roma quello dei rifiuti è un problema che sta mettendo in ginocchio tante zone della Capitale. L’amministrazione locale ha lavorato insieme ad AMA per lo sviluppo di un nuovo progetto di raccolta differenziata che ha cominciato a prendere piede in alcuni Municipi. Al momento però si assiste al malcontento di numerosi cittadini e in qualche occasione anche a gesti di protesta eclatanti. Può spiegare in breve quale è secondo lei il futuro della raccolta dei rifiuti? È giusta la direzione che l’amministrazione capitolina ha intrapreso?
La situazione nella Capitale è drammatica, soprattutto perché gli impianti pubblici non sono sufficienti. Siamo quindi costretti a portare i rifiuti dai privati e fuori Roma, con un enorme aggravio di costi. Anche dal punto di vista della raccolta differenziata, ammesso e non concesso che siano stati compiuti dei timidi passi avanti, non è stato risolto il problema principale, ossia quello di avere degli impianti in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti. Allo stato attuale vengono soltanto sostenuti dei costi, come quelli per la raccolta, senza avere i benefici dovuti a riuso, riutilizzo e vendita del materiale riciclato.
Nei giorni scorsi è arrivata la sveglia alla Sindaca di Roma anche dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il quale ha confermato quanto dalla Regione ripetiamo da anni: è Virginia Raggi, in quanto Sindaca della Città metropolitana, a dover emanare un atto politico che indichi quali siano le cosiddette zone bianche, ossia le zone idonee nel territorio di Roma e provincia a ospitare nuovi impianti. Senza tale indicazione la Regione non può definire il nuovo piano rifiuti.
Qual è la direzione presa dall’Amministrazione capitolina? Sinceramente non si vede. Ci sarebbero due strade: puntare sulla raccolta differenziata da un punto di vista impiantistico riuscendo a chiudere il ciclo dei rifiuti, come detto prima, o puntare sulla creazione di energia. Non mi sembra che Roma abbia imboccato una di queste due strade. In più, resta il problema di capire la ‘mission’ di Ama: deve essere una semplice cooperativa di operatori ecologici quale è attualmente o bisogna farla diventare una realtà industriale con la proprietà degli impianti? È chiaro che dovremmo propendere per questa seconda ipotesi, anche perché è impensabile che l’azienda capitolina dei rifiuti sia in deficit, nonostante i ricavi ammontino a circa 4,5 miliardi all’anno.
Fin dal 2008 lei si occupa di trasporti e mobilità dapprima nella Commissione Comunale romana poi dal 2013 come Consigliere Regionale. Da marzo di questo anno è al suo secondo mandato in Regione e nello stesso mese si è discussa l’approvazione relativa al passaggio delle ferrovie ex concesse di proprietà regionale a Roma Capitale: Roma – Lido, Roma – Giardinetti e Roma – Viterbo. Tutte le parti sembravano concordare sulla cessione in particolare della linea Roma – Giardinetti (che prevede un progetto di allungamento del tratto ferroviario fino all’università di Tor Vergata e al medesimo Policlinico). Ma a fine luglio qualcosa si è interrotto con l’Assessore Regionale Alessandri che ha dichiarato di voler vedere e capire meglio i conti, in relazione alla gestione di Atac di tale linea. Qual è la situazione attuale? Quale invece quella per la linea Roma Lido?
Roma capitale chiedeva il passaggio dalla proprietà regionale a quella comunale di tutte e tre le linee ex concesse. Su questo punto, come Regione Lazio, siamo contrari per due ragioni: la prima è che non tutte le tratte transitano esclusivamente nel comune di Roma (ad esempio la linea Roma-Viterbo è interprovinciale). In secondo luogo, una legge nazionale del 2017 ha inserito le ferrovie Roma-Viterbo e Roma-Lido tra le linee di interesse nazionale, dando a Ferrovie dello Stato il compito di occuparsi di alcune aspetti, come ad esempio l’innovazione tecnologica delle stazioni, quindi non avrebbe senso trasferirle a Roma Capitale.
Siamo d’accordo invece nel trattare il trasferimento della Roma-Giardinetti a Roma Capitale, ma ha fatto bene l’Assessore Alessandri a chiedere lumi al Comune su cosa voglia fare di questa linea, la sua funzione, il suo percorso e, soprattutto, con quali fondi vuole rilanciarla. Il Comune asserisce che il Ministero ha garantito alla Sindaca Raggi dei fondi su questa materia, ma nessuno ha ancora la certezza.
Dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, a Roma e Provincia abbiamo assistito ad una corsa ai ripari su alcuni ponti evidentemente instabili da tempo. Uno su tutti il Ponte della Scafa che collega Ostia a Fiumicino. In che modo la Regione lavora per monitorare la sicurezza dei ponti?
È necessario premettere che la Regione interviene direttamente solo sulle strade che sono in concessione ad Astral e che sui ponti c’è un monitoraggio costante, tanto che l’intervento sul Ponte della Scafa era stato programmato da maggio, quindi tre mesi prima del crollo del Ponte Morandi. Alcuni ponti sono gestiti da altri operatori pubblici e privati, come Anas, Autostrade per l’Italia, Autostrada dei Parchi e Sat, tutte società che abbiamo convocato in Commissione per approfondire la situazione, con particolare riferimento proprio ai ponti e ai viadotti. Sono state individuate le situazioni più critiche e gli interventi da compiere più urgentemente, ma siamo stati rassicurati dai tecnici delle rispettive società sul fatto che non ci sono ponti a rischio crollo.