Sta viaggiando da 2 anni ed ha percorso la bellezza di 2 miliardi di chilometri e sta proprio in questi giorni arrivando nei pressi dell’Asteroide che prende il nome di Bennu, si tratta della sonda OSIRIS-REx, inviata nello spazio nel 2016 dall’ente spaziale americano NASA. La sua missione è quella di studiare la struttura dell’asteroide e cercare di catturare e carpirne tutti gli aspetti strutturali con migliaia di fotografie scattate da ogni angolazione.
Per ottenere risultati straordinari, a breve la sua traiettoria sarà modificata in orbitale andando così a girare centinaia di volte intorno al soggetto osservato. In questi giorni la sonda Osiris-Rex si sta avvicinando lentamente passando dagli attuali 18 chilometri a circa mille metri di distanza potendo così osservare da molto vicino la superficie dell’asteroide captandone anche i minimi particolari, che potremo ammirare con le tante fotografie che invierà sulla terra.
Non sarà una missione semplice avvicinarsi così tanto a Bennu che ha un diametro di circa 500 metri. Questa sonda batterà ogni record, sarà infatti raggiunto il più piccolo corpo celeste nella storia delle missioni spaziali e sarà anche il minor raggio di orbita finora effettuata.
Gli scienziati sostengono che, non essendo cambiata la struttura dell’asteroide, anche dopo miliardi di anni, questa missione fornirà elementi e particolari determinanti per risalire a riempire un’altra casella alla comprensione del Sistema Solare primordiale.
Non sono escluse sorprese e magari potremo scoprire nuovi materiali con caratteristiche nuove ed eccezionali da poter pensare ad inaugurare la prima miniera dello spazio.
Per conoscere se sarà possibile questo nuovo progetto di ricerca spaziale dovremo aspettare il ritorno della sonda che è programmato per il 2023, quando si potranno analizzare in ogni particolare i detriti raccolti sulla superficie. La sonda infatti si accosterà quasi a planare sulla superficie di Bennu e gratterà sulla superficie per prendere con se un po’ di materiale. Grande è l’aspettativa per conoscere se siano presenti anche molecole organiche catturate da chissà quale angolo sperduto nell’universo.
Non ci resta per ora che aspettare le stupefacenti foto che presto giungeranno sulla terra nella speranza che la NASA le pubblichi per il piacere di tutti.