La situazione odierna del Sistema Sanitario Italiano pone la popolazione Italiana in una condizione complessivamente privilegiata rispetto ai paesi del resto del mondo.
L’Italia ha sempre occupato la parte più alta della classifica periodicamente stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, massimo organismo internazionale in ambito sanitario, attraverso il ‘World Health Report’,documento che valuta la qualità dell’offerta sanitaria in ogni paese che fa parte di tale organizzazione.
Questa posizione privilegiata è andata negli anni indebolendosi per differenti ragioni,prima fra tutte la crescita costante e inarrestabile della spesa sanitaria in tutti i paesi democratici altamente industrializzati, dovuta ad una combinazione di fattori quali l’invecchiamento della popolazione e l’avanzamento tecnologico.
L’avanzamento tecnologico aumenta i costi delle prestazioni sanitarie e l’efficienza di tali prestazioni che comportano un allungamento della vita, causando l’aumento della popolazione anziana, la quale ha un maggiore costo in termini sanitari, creando così un circolo vizioso di aumento della spesa sanitaria.
Tale caratteristica, coadiuvata da una ridotta capacità di organizzazione e programmazione sanitaria a livello locale ed un importante indebitamento, sia regionale che dello stato centrale, lascia degli spazi minimi per interventi di risanamento agli amministratori della cosa pubblica.
Per uscire da questo impasse le regioni che si trovavano in situazioni di dissesto economico hanno sottoscritto i “piani di rientro”, cioè dei programmi operativi di riorganizzazione, riqualificazione, e potenziamento del Servizio Sanitario Regionale concordati col Ministero dell’Economia e della Sanità, che prevedono controlli periodici sull’attuazione delle direttive stabilite.
Qualora si certificasse l’inadempienza di una regione sottoposta a piano di rientro durante i controlli periodici, la regione viene commissariata,atto con cui viene presa in carico la gestione della sanità locale da una singola figura, spesso coincidente col governatore della regione in questione, il quale ha il compito e la responsabilità d’implementare il piano di rientro prestabilito.
Queste procedure passano inevitabilmente per tagli lineari della spesa oltre che per un processo di riorganizzazione oculato dei servizi sanitari offerti, in adempienza con i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) stabiliti per legge nel 2011 ed aggiornati attraverso Decreto del Presidente del Consiglio nel 2017.
Attualmente sono sette le regioni che stanno seguendo i piani di rientro, di cui quattro commissariate, compreso il Lazio, i cui piani di rientro scadranno nel 2018.
Ciò significa che con l’inizio del nuovo anno scopriremo quante, e quali regioni, potranno uscire dal commissariamentoo dai piani di rientro perché ristabilita, numeri alla mano, una condizione di sostenibilità del sistema sanitario.
Sembrano circolare voci di corridoio che suggeriscono come la Regione Lazio dopo anni di sacrifici definibili solo come lacrime esangue, con cui negli ultimi 8 anni sono andati persi ben 16 ospedali e 3600 posti letto, portandoci al penultimo posto in Italia come lunghezza delle attese nei Pronto Soccorso per codici gialli, potrebbe essere pronta ad uscire dal commissariamento.
I sacrifici imposti dai piani di rientro hanno causato una contrazione dell’offerta sanitaria portando gli abitanti della Regione Lazio in cerca di servizi sanitari in altre regioni al 10%, secondi solo alla regione Campania.
Tuttavia gli indici di valutazione dei Livelli Essenziali di Assistenza relativi ai servizi sanitari forniti dalla Regione Lazio hanno iniziato a crescere nel 2017, anche se sono ben lontani dai numeri delle regioni prime della classe nel settore sanitario italiano.
Tutto sembra promettere bene, quantomeno per un’uscita dalla condizione di commissariamento della regione Lazio,che vedrebbe quindi il ritorno dei poteri alla regione, ergo all’assessore competente, e una possibile riduzione delle aliquote fiscali per gli abitanti.
Non resta quindi che aspettare che le regioni interessate presentino i loro piani per gli anni successivi, i quali dovranno essere valutati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero della Salute. Ciò aggiunge un risvolto politico interessante per prove di potenziale collaborazione tra il Movimento 5 stelle, rappresentato dai ministeri interessati, e il Partito Democratico rappresentato dal Governatore e Commissario ad acta per la sanità della Regione Lazio, nonché candidato favorito alla segreteria del PD, Nicola Zingaretti.