Dopo un primo sequestro di una parte dell’impianto, avvenuto il 10 luglio, il gip della capitale, Paolo Andrea Taviano, ha accolto le richieste del Pm e il 29 luglio ha posto sotto sequestro cautelare l’intero impianto del Tmb di Rocca Cencia di proprietà Ama. Secondo il gip, questa situazione “di illecito funzionamento dell’impianto è ampiamente reiterata nel tempo, e Ama “non ha adottato alcuna strategia gestionale per risolvere i problemi e adeguare l’impianto alle prescrizioni dell’impianto“. Si è così generata, secondo il giudice, una situazione di “grave pericolo di compromissione per la salute pubblica e per l’ambiente“. Tuttavia, precedentemente l’accusa del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e del sostituto Luigia Spinelli, aveva iscritto nel registro degli indagati sei persone: : Pietro Zotti, ex responsabile degli impianti Ama, Marco Casonato responsabile tecnico Ama, Lategano ex responsabile impianti Ama, Massimo Bagatti, ex direttore amministrativo /operativo, Riccardi Stracqualursi, responsabile del sito di Rocca Cencia, e Stefano Bina, ex direttore generale della Municipalizzata. Secondo la Procura, l’impianto trattava maggior rifiuti rispetto alle quantità autorizzate e produceva un rifiuto non compostato poiché la frazione organica non veniva efficacemente stabilizzata, ovvero il prodotto entrava come rifiuto e usciva come rifiuto con un codice errato, non corrispondente a quello previsto per la Fos (Frazione organica stabilizzata.
Ora l’intera struttura tolta alla gestione dell’Ama verrà amministrata dal Luigi Palumbo, già amministratore di Colari e quindi anche dei due tmb di Malagrotta. Sarà quindi suo compito procedere agli interventi di manutenzione straordinaria previsti da tempo per Rocca Cencia. Sembra, che attraverso una procedura temporanea che permette di inviare il sottovaglio a impianti di recupero esterni, la struttura di Rocca Cencia continuerà a lavorare (per evitare il collasso di Roma) pur essendo completamente abusiva e priva di autorizzazioni necessarie. Purtroppo la mancanza di politiche virtuose, mai adottate sulla questione rifiuti, pone sotto scacco intere periferie di Roma (vedi Malagrotta e Versante Est di Roma). Senza uno sbocco alternativo, il fermo degli impianti si ripercuoterebbe su tutta la filiera del rifiuto con cassonetti stradali, che tornerebbero ad essere stracolmi. Quindi, con la supposizione di un probabile collasso della capitale, si continua a compiere un reato ambientale paragonabile a quello della terra dei fuochi e solo ora l’intervento della magistratura, ha dato seguito alle indagini finora svolte. Per questo il QRE (quartieri riuniti in evoluzione), impegnato contro il degrado ambientale e sanitario del VI Municipio, lancia un comunicato e pone una riflessione alle Istituzioni “Il sequestro dell’intero impianto di Rocca Cencia, da parte del giudice Taviani, inizia a porre la parola fine a 50 anni di invivibilità e fa luce sull’illegalità di Roma Est. Il QRE appoggia da sempre l’operato della magistratura per il risanamento di queste terre, ricche di giovani, che dovrebbero essere tutelate dall’esistenza di vincoli di ogni tipo, anche idrogeologici. Si attende un intervento definitivo, senza più attese e omissioni, su tutto il complesso industriale, in attuazione della carta della vulnerabilità del PRG e del principio precauzionale, concorrendo così a salvare 100.000 cittadini da disagi senza fine”.