“Due anni dopo”, il titolo fu scelto da Guccini per dare continuità al primo lavoro, appunto del 1967/68, che prendeva il nome di “Folk Beat”. Guccini si presenta in Folk Beat senza la barba, a volte folta a volte più rada, che non lo abbandonerà mai più nel prosieguo della sua carriera, lasciando al pubblico che lo segue da tanti anni un’icona immediatamente riconoscibile, una immagine che è un marchio di fabbrica indelebile. Nella primavera del 1967 esattamente il giorno della festa dei lavoratori Caterina Caselli lo invita alla trasmissione “Diamoci del Tu”, trasmissione dedicata ai giovani, dove appare casualmente un altro ospite che come Guccini farà la storia della canzone italiana, un giovanissimo Franco Battiato. In quella occasione Guccini cantò uno dei suoi grandi successi, “Auschwitz”, per un pubblico attento in studio, poiché formato da giovani, ma non altrettanto interessato in video, una platea non ancora matura per argomenti avulsi dalla formale televisione di stato di quegli anni.
Il primo album “Folk Beat” è un collage di brani già portati al successo da altri interpreti, gruppi come i Nomadi di Augusto Daolio e Equipe 84 già avevano nel proprio repertorio brani scritti dal maestro, contestualmente nel disco appaiono brani scritti in gioventù, inseriti a complemento dell’opera. L’esecuzione è molto spartana e affidata più a sonorità Folk e sinceramente poco Beat. Un’opera prima che rimane comunque un punto saldo nella immensa produzione discografica di Francesco Guccini e nel carnet della musica d’autore italiana e internazionale.
Marco Abbondanzieri