Il sistema del reclutamento e soprattutto della progressione di carriera del docente universitario e del personale Tecnico-Scientifico, Amministrativo e Bibliotecario (TAB) va ripensato con coraggio, superando almeno in parte la logica del concorso pubblico ed inserendo pesanti elementi di vera privatizzazione del rapporto di impiego (salario, ma soprattutto durata dell’ incarico) soprattutto nelle posizioni più importanti ed apicali: se serve anche con un coraggioso superamento dell’ art. 97 della Carta Costituzionale ultimo capoverso.
Osserviamo, infatti il fenomeno della crescita come funghi del fenomeno delle Università private “online”, costose ma che danno titoli equipollenti e parificati e che a volte finiscono sulle pagine dei giornali per fatti non proprio commendevoli. Tuttavia, esse non vanno disprezzate in assoluto, anzi. In alcuni casi esse possono arrivare ad avere oltre 60.000 studenti iscritti nelle varie sedi e comunque garantiscono un titolo di studio parificato ed equipollente: mi domando, quindi se abbia ancora senso mantenere nel nostro ordinamento il “valore legale del titolo di studio” quando poi l’ offerta formativa universitaria è così ampia e variegata !! Il valore legale del titolo di studio va superato con Legge ordinaria di riforma del sistema: nelle Università “uno non è uguale ad uno” !!
Rifondare l’Università è un’impresa poderosa che deve fare i conti con poteri e interessi consistenti, esterni e interni. Tra gli interessi esterni ci potrebbe essere sicuramente la forte pressione della criminalità organizzata che ha bisogno di una “sua” classe dirigente ben preparata e formata dal nostro sistema pubblico, per svolgere i delicati compiti di riciclaggio della enorme quantità di denaro illecito che essa ogni giorno produce soprattutto con il narcotraffico internazionale e le attività illecite connesse (usura, estorsione, raket prostituzione, gioco d’ azzardo, ecc). Potremmo quindi assistere alla produzione universitaria – a nostra insaputa ed a spese nostre – di una enorme area di colletti grigi funzionali a questi disegni malavitosi, a spese della collettività onesta e che paga le tasse.
Quindi, va ripreso e ridefinito il sistema delle borse di studio (incentivando l’ ingresso da capitali privati ma monitorizzandone la provenienza), va rivista la governance dei dipartimenti, delle macroaree, delle facoltà e dei corsi di laurea rendendola effettivamente più rappresentativa e partecipativa in una parola più democratica. Il numero chiuso degli studenti universitari va rivisto in radice e riprogrammato per uniformarlo ai bisogni crescenti di istruzione e formazione soprattutto delle regioni centro meridionali che si stanno spopolando culturalmente. Il dottorato di ricerca va rifondato in radice e legato più strettamente nelle facoltà e macroaree scientifiche al settore industriale.
Un discorso a parte va fatto per le professioni mediche e le scuole di formazione specialistica dove il sistema non regge più ed a breve i nodi arriveranno al pettine con la emergenza Covid e con il largo pensionamento dei professionisti italiani nei prossimi 3-5 anni: è assolutamente necessario creare nelle grandi città metropolitane italiane di veri e propri “teaching hospitals” dove i giovani sul modello anglosassone si possano formare seriamente in tutte le specialità mediche e dove la testa pensante del sistema che è responsabile del titolo di studio SIA E RESTI CHIARAMENTE UNIVERSITARIA. Il precariato medico e la privatizzazione dei sistemi sanitari medici è un lusso che lo Stato italiano – come la esperienza del Covid 19 drammaticamente ci ha insegnato – non si può più permettere nei prossimi anni. Bisogna incentivare il rientro di chi lavora all’ estero e proviene da istituzioni di eccellenza (italiano e non) ma bisogna anche consentire soluzioni lavorative dignitose ai nostri migliori giovani. Per non perderli.
Dott. Francesco Russo
Medico-Chirurgo
Ricercatore Confermato
Università di Roma Tor Vergata
francesco.russo@uniroma2.it