Il 5 Marzo la Giunta Capitolina ha approvato i bilanci 2017 /2018 2019 di Ama S.p.A, accompagnati da un piano di risanamento e da un piano industriale , che contiene le azioni previste per il rilancio della società partecipata e il miglioramento dei servizi al cittadino.
“Dopo Atac, salviamo un’altra azienda di Roma Capitale. Diamo un futuro ad Ama, che rimane saldamente in mano pubblica, salvaguardando oltre 7.200 posti di lavoro. Chiudiamo i conti con un passato in cui quest’azienda è stata spolpata dalla politica, tracciamo una linea e rilanciamo il suo sviluppo industriale, affinché sia in grado di dare ai cittadini un servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti finalmente efficiente. Per fare tutto questo è stata necessaria un’‘operazione verità’: finalmente abbiamo fatto pulizia nei bilanci e abbiamo risolto una serie di irregolarità che si sono accavallate nel corso degli ultimi 15 anni – e che abbiamo sottoposto anche alla valutazione della magistratura – scoprendo un buco di oltre 250 milioni di euro”, è quanto si legge nel sito di Roma Capitale.
Dell’operazione “verità” parla anche l’Amministratore della partecipata Zaghis, che spiega le cause della difficoltà finanziaria in cui ha trovato l’azienda. “Affidare la riscossione della Tari ad Ama – spiega Zaghis – senza dare la possibilità a questa società di dotarsi delle competenze necessarie, ha causato un buco di oltre 600 milioni di euro. Da12 milioni di euro di esposizione di Ama nei confronti del sistema bancario, in 6 anni di mancati incassi si è arrivati a un debito di 617 milioni di euro”. Debito che sarà chiuso a Dicembre di quest’anno e che permetterà di passare al Piano di risanamento. È previsto il rifinanziamento della società con l’apporto di capitale per 256,4 milioni di euro: di questi 106,4 milioni di euro si concretano nella rinuncia a crediti di Roma Capitale e 150 milioni di euro attraverso disponibilità liquide (di cui 100 da tradurre in aumento di capitale sociale).
Questo capitale permetterà l’attuazione del Piano industriale che prevede 300 nuovi posti di lavoro e l’autonomia impiantistica. Si punta a mettere in esercizio, entro il 2024, i 2 nuovi impianti di compostaggio di Casal Selce e Cesano per il trattamento della frazione organica, nuovi centri di raccolta all’interno dei quali potranno essere realizzati anche i centri del riuso, 2 nuovi impianti di selezione del multimateriale e 1 nuovo impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB). Importanti investimenti anche per l’acquisto di 37mila nuovi cassonetti, 88 nuove spazzatrici, 298 nuovi mezzi per la raccolta stradale e 459 mezzi leggeri per il servizio porta a porta.
Un Piano ambizioso che comunque per alcuni suoi punti lascia perplessi i cittadini di Roma Est. In realtà “nell’operazione verità, c’è un patto con i cittadini di questo territorio non rispettato – denuncia il QRE – con il nuovo Piano industriale AMA, si passa dalla lavorazione dei rifiuti alla lavorazione dei rifiuti”. Quello che il QRE contesta è la mancanza di coraggio a inserire la chiusura dell’impianto Ama a Rocca Cencia nel Piano industriale. “Solo un intervento così decisivo avrebbe consentito di avviare un vero piano di riqualificazione, che prevedeva nel patto non una riconversione come espresso dall’Assessore Katia Ziantoni in conferenza, “ma la demolizione dell’esistente e la trasformazione della proprietà pubblica in un museo archeologico di Gabii e dell’Agro Romano”- dichiara il QRE. L’idea, era quella di creare un distretto archeologico, che oggi sembra sfumare giacché rimarrà un distretto per lo smaltimento dei rifiuti. Ad aggravare questa decisione di gestione del multimateriale presso Rocca Cencia, è la vicinanza con gli altri due impianti di rifiuti “Porcarelli e Cerroni”. È pensabile, infatti, che il rilancio dell’impianto, tramuterà per sempre quell’area in un distretto rifiuti. “Una scelta contro i cittadini di questo quadrante, ma soprattutto contro un territorio cha ha tutte le potenzialità per esprimere la sua vocazione archeologica e che continua invece a subire la stessa violenza degli ultimi 50”- conclude il QRE.
Questa decisione di mantenere la lavorazione rifiuti a Rocca Cencia, rischia peraltro di affondare per sempre il progetto Parco di Gabii (di risonanza mondiale). Un traguardo da raggiungere, importante per questa comunità, che ritiene il Progetto un moltiplicatore culturale ed economico.