di Luisa Di Maso
Instagram @luisa.di.maso
L’America al buio. Nove novembre 1965. Quella lunga, bellissima, notte ha immobilizzato New York… Le strade, le case si spengono e per tutti gli abitanti, che non comprendono immediatamente il motivo del buio improvviso, è caos, paura, silenzio, attesa. C’è chi si agita, chi grida, chi si immobilizza invece, cercando riparo nella vicinanza dell’altro. E solo a immaginarla quell’improvvisa oscurità densa, estesa e avvolgente si ha la sensazione preoccupante di soffocamento. Ma c’è la luna a rischiarare, solitamente occultata dalle luci cittadine, e le stelle a riempire il cielo notturno.
Così, dopo il sussultare di molti per lo spavento, il respiro dei più riprende coraggiosamente, sotto i flebili raggi lunari, che sia in Central Park, in un orfanatrofio, nel cimitero della città o sul tetto di casa. Si accantona la vista e ci si affida al resto, finanche al tatto, per affrontare l’incertezza del momento.
Improvvisamente si era materializzata una corrente che non faceva luce, ma scaldava, (…) Passava dalle mani. (…) Le mani non mentono mai.
Può il buio, al quale l’uomo moderno non è abituato, offrire esperienza di significato? Di certo l’assenza di luce rallenta la frenesia, costringe a una tregua, introduce occasioni nuove, sia pure misteriose e incredibili, rende visibile ciò che di solito passa inosservato. Le emozioni e gli stessi sentimenti sembrano amplificarsi in cerchi concentrici su tela nera. E la memoria si fa strada, così come la solidarietà, l’abbraccio, i sogni.
Le storie parallele di Nathan, Lee e Stephanie, Patrick, Harry, il gruppo delle sei aspiranti canaglie, Sarah e Adeline, Neil s’intrecciano in quella lunga notte americana, alle vicende reali di quegli anni riguardanti i nativi americani, gli hippie, la guerra in Vietnam, Martin Luther King, i Kennedy, la conquista della luna…
Patrick McMahon era ustionato sul viso e sul corpo, non avrebbe potuto farcela a nuotare per oltre tre miglia nell’oceano, oltre quattro ore di nuoto. Kennedy non lo abbandonò. Lo portò a nuoto facendogli raggiungere l’isola insieme agli altri marinai. (…) Attesero la notte per paura di essere intercettati da navi giapponesi e poi, in un mare pieno di squali, ricominciarono a nuotare.
Un libro delicato ed emozionante, adatto a tutti, di un’autrice, Daniela Palumbo, già vincitrice del premio letterario Il battello a vapore nel 2010, con Le valigie di Auschwitz. Una scrittura dallo stile incisivo, asciutto, ma profondo che fa sobbalzare il cuore.
La notte più bella
Daniela Palumbo
Il battello a vapore