di Luisa Di Maso
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Il valore della memoria storica è incommensurabile. La memoria storica differisce dalla memoria personale, trascende la singolarità dei fatti e colloca (dati, testimonianze, documenti alla mano) nessi e significati in uno spazio-tempo diversificato e più ampio. La memoria storica è dunque contestualizzata. Senza il contesto molti fatti accaduti nel passato sembrerebbero azzardati, soprattutto se giudicati col parametro dell’oggi. Il preambolo al racconto di questo libro è necessario per evitare di liquidare la Resistenza come lotta improvvisata e disorganizzata e per restituire dignità e valore a quegli uomini e a quelle donne, partigiani e partigiane che hanno dato il loro grande contributo alla caduta del nazi-fascismo.
Gli eventi li conosciamo. Nei giorni 9-10 luglio 1943, gli alleati sbarcano in Sicilia. Finalmente il re Vittorio Emanuele III (connivente con in fascismo fino ad allora) decide di far arrestare Mussolini e lo sostituisce con Pietro Badoglio, anche lui più che coinvolto con il passato regime. Badoglio rende noto l’armistizio siglato con gli angloamericani, l’8 settembre.
“Dopo più di tre anni di guerra mondiale condotta come Stato aggressore insieme alla Germania nazista, di colpo l’Italia da paese occupante diventa paese occupato con il centro-sud controllato dagli Alleati e il centro-nord in mano alle truppe tedesche. E con due nuove governi a contendersi l’autorità statale, il Regno del sud e la Repubblica sociale di Mussolini. È in questa situazione drammatica che nasce la Resistenza: una minoranza di italiani decide autonomamente, volontariamente e a proprio rischio di armarsi per ribellarsi contro tedeschi e fascisti”.
La Resistenza si organizza “dal basso” dando vita a un movimento di liberazione, composto da più formazioni, che con le operazioni di guerriglia dà filo da torcere ai nazi-fascisti; non a caso gli Alleati si adoperano per sostenerla.
Perché parlare di Resistenza ancora? Perché ribadire le ragioni di quella lotta? L’autrice spiega con molta chiarezza l’intento di voler sgomberare il capo dai luoghi comuni e dalle bugie, circolati soprattutto a partire dagli anni novanta del secolo scorso, sulla lotta partigiana. Inoltre afferma in un passaggio cruciale che:
“Vale la pena di farlo innanzitutto perché quella lotta, allora, il fascismo l’ha sconfitto e, se non ha ottenuto una vittoria in seguito, al tempo stesso ciò che ha lasciato in eredità è stato sufficiente per impedire che esso rinascesse. La resistenza non ha zittito le voci contrarie perché ha dato origine a un sistema di convivenza civile che non ha negato la parola agli “altri”, per quanto questi abbiano costantemente lamentato improbabili censure. Ha creato anticorpi che mai sono andati perduti, nemmeno nelle fasi più difficili della storia italiana. E non sono perduti nemmeno ora: al contrario, sono una risorsa da tenere cara e da puntellare per fronteggiare il clima in cui siamo immersi, che, comunque lo si chiami, rimette in discussione i principi di uguaglianza, di libertà e di giustizia che regolano il vivere civile.”
“Anche i partigiani però…” è un saggio osteggiato già prima della sua uscita, quasi una censura preventiva da parte di chi ha interesse (politico) a ridicolizzare la lotta partigiana, a demolire i valori antifascisti della nostra Costituzione. Una vera risorsa questo libro adatto anche ai non addetti ai lavori… ma a pensarci bene, chi può ritenersi fuori da un pensiero consapevole sulla Resistenza? Noi siamo quel che siamo, un paese libero e democratico, proprio grazie a chi la democrazia l’ha fortemente voluta.
Anche i partigiani però…
di Chiara Colombini
Editori Laterza