di Luisa Di Maso
Instagram @luisa.di.maso
Percorrere strade già tracciate, per chi teme l’ignoto, è buona cosa. Una strada demarcata rassicura chi è ancorato alla terra con i piedi saldi alle orme già segnate da qualcun altro. Buona cosa, invece, è la parola che si fa intreccio e fiaba in chi ha l’urgenza di evasione e, naso all’insù, scruta il cielo cercando di domare l’inquietudine e aprirsi altre possibilità. Attitudini e aspirazioni contrastanti quelle di Rachele e Nannina, due sorelle gemelle, entrambe trasportatrici di limoni in quella terra di terrazzamenti a picco sul mare che è la costiera Amalfitana. La loro storia si snoda attraverso quei sentieri definiti “delle formichelle” appellativo che fa riferimento esplicito alle tante donne lavoratrici che, in un passato non troppo lontano, li hanno attraversati cariche di pesanti ceste.
“Erano tre settimane che Maria non riusciva a trasportare i lunghi pali di castagno. Durante i primi giorni di astenia aveva provato a diminuire la quantità di legname sulla schiena, ma a segnare la battuta d’arresto, una mattina, era stato il sentiero in salita che si doveva percorrere per fare rifornimento fino al bosco ceduo. Era una vera fortuna che non fosse tempo di limoni, altrimenti avrebbe dovuto smettere di lavorare perfino prima. Per come stava rispondendo il suo corpo, non sarebbe mai stata in grado di mettersi in spalla sporte piene di agrumi e affrontare tutti quei viaggi al giorno.”
Nannina scalpita, sogna mondi lontani ed è affascinata dalla scrittura e dall’ascolto di storie sin da bambina, per Rachele, invece, attaccata alla sua terra e alle tradizioni, la vita è destino ineludibile.
“… la vita era una cosa enorme, non la si poteva davvero cambiare con un pugno di parole.”
Ottant’anni dopo, Ninfa, una giovane ragazza, portando con sé la sorellina, Alelì, si reca in costiera per verificare se Rachele e Nannina sono veramente esistite o se siano state solo il frutto della fervida immaginazione della nonna scrittrice. Ed è lì, in quel luogo stretto tra i Monti Lattari che viene allo scoperto un segreto riguardante la loro famiglia.
Il romanzo dolcemente evocativo, suscita forti emozioni, la narrazione su due piani temporali incuriosisce e incolla il lettore alle pagine.
“Mentre si piegava per aprire il cassetto dell’armadio, evitando con lo sguardo le fotografie sulle ante, ebbe il timore che non fosse più lì. Era trascorso tanto tempo, magari lo aveva preso la madre. In fondo era un cimelio di famiglia. Ebbe paura: era sicura di non riuscire a rovistare tra le sue cose, non ancora. Quando lo trovò, sotto un vecchio maglione color carta da zucchero, tirò un sospiro di sollievo e le tremarono le mani. SCRIGNO DELLE CHIAVI BUGIARDINO. (…) Quando la nonna glielo aveva regalato, Ninfa aveva mosso un dito all’interno dello scrigno fino allo spazio vuoto della chiave con segreto, chiedendo dove fosse. (…) Ci sono cose che non vanno cercate. Se è destino, sono loro a trovare te”.
Abile l’autrice che ha saputo dotare tutti i personaggi di forte personalità e costruire un intreccio avvincente che porta al finale che non ti aspetti, delicato e riparatore. Sensibilità, atmosfera fiabesca, protagonismo dei personaggi femminili sono la cifra stilistica di Alessia Castellini alla sua seconda prova d’autore. Il romanzo è stupendo e sarebbe un errore non leggerlo.
Il sentiero delle formichelle
Alessia Castellini
Edizione Piemme