Un unico personaggio, tre monologhi in tre forme di italiano differente, un solo attore, Stefano Fresi. Questo è “Dioggene” lo spettacolo scritto da Giacomo Battiato in scena dal 27 novembre all’8 dicembre 2024 al Teatro Ambra Jovinelli. Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo, Stefano Francioni Produzioni, Argot Produzioni. Lo spettacolo dura circa 90 minuti, è diviso in tre parti (tre quadri) e ruota intorno a un unico personaggio, un attore famoso che si chiama Nemesio Rea. Nel primo quadro, HISTORIA DE ODDI, BIFOLCHO, Nemesio interpreta un proprio testo, scritto in autentico volgare duecentesco. È la storia di un contadino toscano che ha partecipato alla battaglia di Montaperti in cui Siena e Firenze si sono scontrate. Nel secondo quadro, L’ATTORE E IL BUON DIO, Nemesio è nel suo camerino, mentre si veste, apprestandosi ad andare in scena, ma non è dello spettacolo che parla, bensì della rottura violenta con la moglie, appena avvenuta, tra pianti, grida e insulti. Nel terzo quadro, ER CANE DE VIA DER FOSSO D’A MAIJANA, Nemesio vive felice in un bidone dell’immondizia. Ha lasciato tutto, la sua professione e la sua vecchia vita. Ha deciso, come il filosofo greco Diogene, di rifiutare ogni ambizione e possesso per essere libero di parlare del vero senso della vita. Come spiega lo stesso regista “Stefano Fresi, Oddi, Nemesio Rea, Dioggene e io, Giacomo Battiato, siamo la stessa persona. Mettere in scena questo triplo monologo che ho scritto per Stefano è puro gaudio, per la sintonia e la reciproca stima che ci sono tra noi due. A ciò si aggiunge il piacere della sfida: tre lingue italiane diverse per ciascuno dei monologhi (volgare toscano, lingua corrente del nostro 21° secolo, romanesco), tre atmosfere, tre toni, tre stili – spiega Battiato -. Epica e commedia, sberleffi e crudeltà. In ognuno dei tre quadri, apparentemente così diversi tra loro, ci sono gli stessi temi che ruotano. La violenza dei maschi, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore. Stefano Fresi è un gigante sulla scena. Accanto a lui, ho voluto che ci fosse un solo elemento scenografico, diverso nei tre quadri: un mostruoso spaventapasseri, un’armatura, un bidone dell’immondizia. Tre simboli (paura, morte, rifiuti) in uno spettacolo che, a dispetto della violenza, della rabbia, delle ansie e del dolore trattati, considero un appello alla meraviglia del mondo e della vita”.