di Luisa Di Maso
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La storia delle persone che vivono la loro quotidianità silenziosamente, rimanendo ai margini degli accadimenti rilevanti, rischia di essere ingoiata dal tempo che tutto livella. Eppure le piccole azioni di alcuni, in apparenza insignificanti, possono rimediare l’errore, raddrizzare gli eventi, deviare l’onda inarrestabile dei fatti. Un riconoscimento al valore delle singole azioni volontarie, nell’ampio flusso della storia, sembra questo sorprendente romanzo di Marco Ghiotto che ci regala pagine generose e avvincenti sulle vicende che riguardarono l’abbazia di Montecassino, durante la seconda guerra mondiale. L’antefatto si svolge, tuttavia, ai giorni nostri.
Roma, 2023. Una giovane giornalista si reca in una casa di riposo per religiose, al fine di realizzare un servizio che celebri i superstiti della seconda guerra mondiale. Grazia, la vecchina che incontrerà, nell’estate del 1943 era novizia presso l’abbazia di Montecassino, incaricata di catalogare il patrimonio artistico e religioso che le autorità naziste dichiaravano di voler mettere al riparo.
“La vostra presenza ci rallegra e ci onora, sorella. Alla vostra giovane età, siete già esperta di studi teologici e di arte sacra. (…) Frate Helmut conosce l’arte e vi accompagnerà alla scoperta dei tesori artistici del monastero…”
L’impegno assiduo della giovane religiosa la porterà tuttavia a indagare su un mistero che aleggia nell’abbazia, alimentato dalla superstizione dei non religiosi che lavorano nel monastero. Esiste davvero una forza sovrannaturale in quel luogo sacro? Se lo chiede Grazia, ma il solo pensare a questa possibilità le crea grande turbamento.
“Improvvisamente notai padre Helmut distratto, con lo sguardo verso l’altare maggiore, a cinquanta metri da noi, in fondo alla navata. Era teso, i sensi concentrati su un punto lontano, a lato dell’altare. Capii che non mi ascoltava e mi soffermai a osservarlo. Un fischio prima leggero, poi più definito iniziò a sibilare sulle nostre teste. Pensai a uno spiffero provocato dal maltempo tra le tegole del tetto. In breve, una corrente d’aria c’investì, aumentando d’intensità fino a spegnere in pochi secondi tutte le candele (…)”
Aiutata da alcuni abitanti di Cassino, uomini semplici ma coraggiosi, Grazia riuscirà a spiegare il mistero dell’entità funesta, ma anche a guardare dentro se stessa e alla propria vocazione con maggiore chiarezza e attenzione ai veri bisogni.
“Rimasi sola con l’abate, sempre più disorientata. In pochi secondi non avevo più una famiglia. Ma, mi domando, l’avevo mai avuta? Il mio destino era segnato alla nascita da un patriarca autoritario che non mi conosceva neppure. (…) Le parole dell’abate mi raggiunsero, inaspettate. – C’è chi fa le cose perché deve farle e chi perché vuole farle. Siamo io e te in questo momento, Grazia. Non potevo non avvisare la tua famiglia, la responsabilità è troppo grande. Aveva un’espressione grave, ero solo un minuscolo cruccio rispetto alla montagna di problemi che lo sovrastavano. – Ma tu potevi andartene e sei restata…”
Un romanzo strepitoso, commovente, divertente nelle parti in cui il linguaggio dei cassinati si esplicita senza censura, impreziosito dal racconto del contesto storico, preciso e puntuale. Una scrittura accurata, sapiente, mai ordinaria che ci porta a rivivere la vicenda della messa in sicurezza del patrimonio artistico di Montecassino, non del tutto trasparente. Un finale inaspettato. Infine Grazia, un personaggio che difficilmente il lettore dimenticherà.
Il fantasma di Montecassino
di Marco Ghiotto
IoScrittore