di Luisa Di Maso
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L’esperienza estetica generata dalla lettura è possibile, al pari del fenomeno originato dall’ammirazione di un’opera d’arte sublime. Talvolta i libri producono nel lettore un’identificazione tale da suscitare empatia e commozione profonde. “Cinquanta lune” è tra i pochi. Una storia in grado di trasmettere emozioni di forte impatto, in cui il linguaggio si fa carezza, la descrizione introspettiva, magnetica. Gi è una donna dal nome inusuale che desidera avere un figlio, pur non avendo un compagno. Ha quarant’anni e ricordi miti di un’infanzia trascorsa dentro una piccola biscotteria, al fianco della nonna Coralla che le ha trasmesso il coraggio, la determinazione.
“E’ di marzo che ho cominciato a pensarci. E a inzuppare coraggio nel profilo di nonna Coralla. È stata lei, nel ricordo, a foraggiarmi, a ripetermi che si può tentare sempre, che vale la pena sempre. Il coraggio me l’ha dato lei e io l’ho preso, tutto. Non ho finito di volerlo risparmiare o condividerlo. Ho preso e basta, per me, perché ne avevo bisogno.”
La storia di Coralla, agli occhi della nipote, è straordinaria. Coralla, giovane ragazza, sfida le convenzioni sociali, il pregiudizio decidendo di abbandonare la sua terra, per raggiungere, nel piccolo paesino di Spilunga, le sorelle della madre prematuramente morta.
“Coralla promette e giura. Giura a sua madre. Sarà come l’acqua della vasca. Fiera e limpida, capace di sprofondare e poi buttarsi anche nel vuoto, se necessario. Sarà come la luna, capace di dividersi, svuotarsi, scomparire e poi, di nuovo crescere, colmarsi, riapparire. Sarà luna di marzo. Sarà equinozio, solstizio, eclissi. Sarà sua figlia, sempre, certamente.”
La storia di Gi e Coralla si arricchisce della vita delle altre donne, madre e figlia dell’una, e madre dell’altra in un albero genealogico che rappresenta l’intreccio durevole tra donne della stessa discendenza.
“Si dice che per una gravidanza siano necessarie dieci lune. Dal concepimento alla nascita passano dieci lune, sembra. Allora rincorro calcoli e conto. Dieci Lune per Fiorina, dieci per nonna Coralla, dieci per mia madre, dieci per me, dieci per Verde. Fanno già cinquanta. Cinquanta lune dentro di me. E tanta luce mi attraversa.”
Anche l’amicizia tra Gi e Bixio varca i confini delle congetture malevole che circoscrivono i rapporti tra uomini e donne alla sola relazione amorosa.
“Lui è l’ultima persona che vorrei perdere. La notte ci cola addosso con il peso della sua afa, con un buio che ora è cobalto e a tratti attizza le nostre ansie che sono brace viva; a tratti, invece, le seda e dunque inventiamo parole nuove. Parole sottovoce che cuciono o rammendano il nostro stare insieme. Come lo siamo stati sempre, ma da qui in avanti con un sigillo segreto – per entrambi – tra fegato e cuore.”
Una scrittura sapiente, delicata, originale questa di Maria Rosaria Valentini, accurata in ogni descrizione, soprattutto nel rivelare la natura e le sue manifestazioni che stimolano i sensi. Un romanzo suggestivo, fortemente evocativo, dalla prosa poetica. La narrazione per brevi capitoli, dal ritmo incalzante, sollecita nel lettore il desiderio di proseguire. Un romanzo meraviglioso “Cinquanta lune” che merita riconoscimento.
Cinquanta lune
Maria Rosaria Valentini
Castelvecchi editore