Con oltre il 40% delle terre del mondo già degradate, il futuro del pianeta si trova ad affrontare sfide critiche per nutrire una popolazione globale in crescita. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) stima che 1.660 milioni di ettari di terreno siano degradati a causa delle attività umane. Oltre il 60% di questo degrado si verifica sui terreni agricoli, compresi i terreni coltivati e i pascoli, esercitando una pressione senza precedenti sui sistemi agroalimentari e mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale, la sostenibilità ambientale e la stabilità sociale. La sedicesima sessione della Conferenza delle Parti (COP16) della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione (UNCCD) è in corso a Riyadh, in Arabia Saudita, fino al 13 dicembre 2024. La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) è la voce globale a favore del territorio e uno dei tre principali trattati delle Nazioni Unite conosciuti come Convenzioni di Rio, insieme al clima e alla biodiversità. Il tema della COP16 è “La nostra terra. Il nostro futuro”. In concomitanza con il 30° anniversario dell’UNCCD, la COP16 sarà la più grande conferenza delle Nazioni Unite sulla terra fino ad oggi e la prima COP dell’UNCCD tenutasi nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa, che conosce in prima persona gli impatti della desertificazione, del degrado del territorio e della siccità. E’ destinata a cambiare le regole del gioco, segnando un rinnovato impegno globale per accelerare gli investimenti e le azioni per ripristinare la terra e aumentare la resilienza alla siccità a beneficio delle persone e del pianeta. La FAO sta guidando gli sforzi della Conferenza sulla desertificazione COP16 dell’UNCCD, in corso in Arabia Saudita, per ripristinare i terreni agricoli degradati. Si tratta di un passo fondamentale per trasformare i sistemi agroalimentari in modelli sostenibili e inclusivi. Questo per garantire la sicurezza alimentare per tutti, promuovere la salute degli ecosistemi e migliorare il benessere umano. “I terreni sani, fondamentali per fornire il 95% del nostro cibo, vestiti, ripari, posti di lavoro e protezione dai disastri naturali, si stanno degradando ad un ritmo allarmante”, ha dichiarato AbdulHakim Elwaer, Vice Direttore Generale della FAO e Rappresentante Regionale per il Vicino Oriente e il Nord Africa (NENA). Le soluzioni sono molteplici e devono essere integrate. “La FAO sottolinea il ruolo cruciale del ripristino dei terreni agricoli degradati per garantire le future forniture di cibo, mangimi, fibre e biocarburanti. Tale ripristino non solo sostiene una produzione sostenibile, ma contribuisce anche alla biodiversità, al sequestro del carbonio, alla ritenzione idrica e ad altri servizi ecosistemici essenziali. Affrontando il degrado del territorio, in particolare nelle aree agricole, la FAO mira a promuovere la stabilità sociale. Inoltre, mira a ridurre la povertà e a migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione”, ha sottolineato Elwaer. 3,83 miliardi di persone dipendono dai sistemi agroalimentari per il loro sostentamento. Il 60% del degrado del suolo è causato dall’uomo e si verifica nei terreni agricoli. È quindi urgente adottare approcci integrati per gestire in modo sostenibile il suolo, la terra e l’acqua, al fine di nutrire una popolazione globale in crescita. “La COP16 rappresenta un’opportunità unica per galvanizzare gli sforzi globali verso sistemi agroalimentari sostenibili che vadano a beneficio sia delle persone che del pianeta”, ha detto Elwaer. La FAO sostiene la necessità di dare priorità al ripristino dei terreni agricoli negli accordi ambientali multilaterali e di integrarlo nei processi di pianificazione nazionale. L’Organizzazione sottolinea la necessità di soluzioni integrate a livello di politiche, innovazione e tecnologia per raggiungere i piccoli agricoltori. Durante la COP16, la FAO fornirà un supporto tecnico alla discussione di diversi temi. Tra questi, il ripristino dei terreni agricoli, la pianificazione integrata dell’uso del suolo, la sicurezza delle proprietà fondiarie, la resilienza alla siccità e le tempeste di sabbia e polvere.