Una montagna di rifiuti che, soprattutto da quando è stata chiusa nel 2013 la megadiscarica di Malagrotta, quotidianamente viene smaltita un po’ ovunque: sono le circa 4.600 tonnellate di rifiuti che ogni giorno produce Roma e che vengono incanalate in Italia e anche all’estero. Non c’è un dato ufficiale ma si stima che il costo sostenuto dall’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, per inviarli fuori dalla Città Eterna oscilli tra i 60 e gli 80 milioni di euro all’anno, tra trasporti, canoni e mancate valorizzazioni derivanti dalla carenza di impianti. La fragilità del sistema dura da anni e rischia di intopparsi ad ogni difficoltà: basta una giornata di festa in cui si produce più immondizia o un guasto ad uno degli impianti. Il motivo è che Roma non riesce a chiudere il suo ciclo dei rifiuti, perché ha un grosso bisogno di nuovi impianti.
Il primo step è la raccolta: ad oggi il 44,2% del totale è differenziata, mentre più della metà è indifferenziata. Quest’ultima viene trattata prevalentemente in quattro impianti in città, due di proprietà dell’Ama e due a Malagrotta, che usano il trattamento meccanico-biologico (Tmb): la frazione umida viene separata da quella secca, che può essere in parte riciclata o usata per produrre combustibile derivato dai rifiuti (Cdr). Il resto viene inviato ad un tritovagliatore temporaneo di Ama, ad impianti regionali in provincia di Frosinone, Viterbo e Latina e in Abruzzo. In un secondo passaggio, il combustibile da rifiuti finisce nei termovalorizzatori di mezza Italia, così come gli scarti di lavorazione. Un viaggio completamente diverso fanno invece le circa 2.000 tonnellate al giorno di rifiuti differenziati, che si diramano nei canali dei consorzi di filiera distribuiti in varie Regioni.
Ma c’è qualcosa che non va nel sistema dei rifiuti del Lazio: a quanto pare l’indifferenziata aumenta nonostante aumenti anche la raccolta differenziata. Il primo dubbio riguarda indiscrezioni che sostengono che negli impianti capitolini finiscano anche camion di rifiuti provenienti dai Comuni dell’hinterland romano, che aggraverebbero ancora di più la situazione. Il secondo dubbio, che se confermato sarebbe grave, è che tra i rifiuti indifferenziati finisca anche parte della differenziata così attentamente operata da tanti romani.