Raccontare la propria montagna, il Monte Rosa, in un film. E’ ciò che fa Paolo Cognetti che porta al cinema “Fiore Mio”. Il primo film scritto, diretto e interpretato dallo scrittore, che sarà presentato in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Locarno Film Festival come evento di pre-apertura il 6 agosto in Piazza Grande e che sarà al cinema il 25, 26 e 27 novembre. E’ prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e EDI Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste. Il film, dopo l’uscita italiana sarà distribuito in tutto il mondo da Nexo Studios (dettagli e sale su nexostudios.it). Protagonista è quella montagna che l’autore ha esplorato anche nel documentario “Sogni di Grande Nord” diretto da Dario Acocella, dove ha seguito le tracce del Christopher McCandless di “Into the Wild” nei remoti scenari dell’Alaska. Questa volta il viaggio di Cognetti si fa più vicino allo spettatore e racconta, in modo introspettivo, la sua montagna: il Monte Rosa, un luogo geografico, ma soprattutto un luogo del sentire e della comprensione di quanto abbiamo intorno.
Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. L’avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. Cognetti racconta così la sua montagna sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai, un’opera in cui l’artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente i punti di vista e raccontando la vita che scorre a vari livelli: sui suoi fianchi, nelle valli sottostanti, sulla vetta, nelle città più vicine da dove ancora è visibile, lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.
Nel suo viaggio sul Monte Rosa Cognetti non è solo. Con lui ci sono il direttore della fotografia Ruben Impens, che firma anche la fotografia di “Fiore Mio” e le persone incontrate durante questo viaggio. Ci sono l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono Arturo Squinobal, una vita dedicata alle montagne e sua figlia Marta, che Paolo conosce sin dall’infanzia e che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi. Ci sono Corinne e Mia, donne dei rifugi che accolgono i viandanti con il sorriso di chi ama ciò che fa. C’è Sete, sherpa d’alta quota che ha scalato Everest, Manaslu e Daulaghiri e si divide tra Italia e Nepal. E poi c’è il cane Laki, inseparabile compagno di camminate. A chiudere il viaggio il cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti e in questa occasione, per la prima volta, al lavoro su un’intera colonna sonora. Per il film, oltre alle musiche originali, Brondi ha scritto e interpretato una nuova canzone, “Ascoltare gli alberi”, che chiuderà il documentario. “Fiore mio”, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece da tempo una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone, cantautore e musicista torinese che ha vinto il Premio César 2024 per la Migliore Musica Originale di Animal Kingdom (Le Règne Animal), divenendo il primo italiano ad aggiudicarsi questo premio.
“Fiore Mio” è prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e EDI Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste e in collaborazione con Montura e Jeep, technical partner SONY, service di produzione L’Eubage. Sarà distribuito nei cinema da Nexo Studios in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MYMovies.it.