Filippo Timi presenta una nuova edizione del suo Amleto. Una rilettura dove ogni gesto o parola diventano gioco e voce personale, provocazione intelligente. Timi prende il testo shakespeariano e lo stravolge, rovescia passioni e personaggi nella stessa gabbia da circo all’interno della quale si svolge questo elogio della follia. “AMLETO²” sarà dal 7 al 12 gennaio 2025 al Teatro Ambra Jovinelli. Uno spettacolo di e con Filippo Timi e con Elena Lietti, Lucia Mascino, Marina Rocco e Gabriele Brunelli. Produzione Teatro Franco Parenti – Fondazione Teatro della Toscana. Il suo è un Amleto annoiato, che non ha più voglia di interpretare la solita solfa familiare, non ha più voglia di amare Ofelia, non ha più voglia di niente. Invano voci fuori campo lo richiamano al suo destino. Quasi un leone in gabbia, il principe si aggira in mezzo ad una festa luttuosa. Intorno a lui, personaggi direttamente scaturiti dalla sua mente folle, interpretati dalle attrici storiche della sua compagnia, ancora una volta eccezionalmente insieme per dar vita a questa nuova edizione. Per Timi è proprio Amleto ad aprire quel varco pericoloso per cui i morti esigono qualcosa dai vivi, quando gli amori mancati o passati fanno a pezzi quelli attuali, quando si vede la purezza sprofondare senza testimoni. Di fronte alla realtà, di fronte a certi irrimediabili eventi, il cuore e il cervello impazziscono, hanno bisogno di trovare fughe per non soffrire. Ridere è la risposta della coscienza alla tragedia? Ridere il pianto. Ridere la morte. Ridere l’abbandono. Ridere il tradimento. Ridere la follia. E’ un Amleto spiazzante quindi il suo, comico, furibondo, folle e colorato. Di fronte alla tragedia esistono due possibilità: soccombere o esplodere nel massimo della vitalità. Timi sceglie la seconda, trasformando la tragedia in commedia, tra potere e oblio, tra frivolezza e pazzia; esasperando la radice comica di Shakespeare che faceva dire a Nietzsche: “Non conosco lettura più straziante di Shakespeare: cosa deve aver sofferto un uomo per avere a tal punto bisogno di fare il pagliaccio”.