Neanche le associazioni del territorio sono convinte dell’azione del Comune e tutte insieme firmano un documento: “Chiediamo un tavolo di confronto sull’inclusione sociale dopo la chiusura della ‘grotta del buco’. Come realtà sociali ci siamo interrogati sugli obiettivi di questa azione e sulle sue conseguenze. Non dubitiamo dell’intento positivo che ha mosso il Comune nel compiere questo gesto: ripristino della legalità e recupero di un luogo abbandonato e degradato. Seppure la cura dei luoghi e del territorio sia importante, come associazioni che vivono il quartiere, ci preoccupiamo innanzitutto degli aspetti sociali e umani che ruotano attorno a quel luogo, e dunque ad un tema estremamente rilevante per il quartiere: il traffico di stupefacenti che genera profitti enormi nelle mani dei clan che lo controllano e produce vittime tra chi consuma, ma è anche la negazione del futuro al quartiere e ai suoi giovani. Un quartiere dove spesso non sono garantiti i diritti più elementari: dal diritto alla casa, al reddito, all’istruzione, e dove proprio per questo il mercato delle droghe assume una centralità spaventosa” – continuano le associazioni – “E’ fondamentale riflettere su quali saranno le conseguenze di tale chiusura, tanto per le persone che vivono il quartiere, quanto per coloro che consumano stupefacenti.
Chiudendo un luogo identificato e facilmente monitorabile dalle realtà che si occupano della riduzione del rischio, l’intero quartiere corre il rischio di vedere aumentare il consumo di stupefacenti nei comparti. La scelta messa in atto dal Comune non prende neanche in considerazione la figura di chi fa uso di sostanze. In un quartiere in cui luoghi aperti al pubblico risultano inaccessibili perché occupati da chi si occupa del traffico di stupefacenti, non condividiamo la chiusura con mattoni di un manufatto archeologico che negli anni non è stato mai né esplorato né valorizzato. Un’azione simile, se non inserita in un percorso più ampio, rischia di rimanere fine a sé stessa. Per tali motivi, le realtà firmatarie chiedono l’apertura di un Tavolo Permanente per l’inclusione sociale tale da accogliere tutti i livelli di governo coinvolti insieme a servizi e gruppi del territorio e alle persone che da anni provano a colmare quel vuoto enorme lasciato dalle istituzioni”.