Vi sono diversi studi che confermano la riduzione delle malattie infettive con l’utilizzo di vitamina D o comunque monitorando i livelli di questa vitamina nel sangue. Qualche tempo fa eravamo convinti che le epidemie influenzali erano collegate alla stagione invernale, con il freddo.
Mentre alcuni studiosi avevano già scoperto che queste epidemie infettive di influenza erano collegate a bassi valori di vitamina D nell’organismo. Infatti ragionandoci bene durante l’inverno l’esposizione al sole avviene raramente in quanto siamo più coperti, per difenderci dalle basse temperature, inoltre abbiamo anche molte giornate nuvolose e piovose, quindi minore esposizione al sole, maggiore è la carenza di vitamina D, anche nelle persone sane. Perciò ci sarà una maggiore probabilità di ammalarsi di malattie infettive in senso generale.
Abbiamo una testimonianza dell’anno 2005, di un noto psichiatra, che nell’ospedale in cui esercitava si scatenò una gravissima epidemia virale e di conseguenza tutti gli ammalati dell’intera struttura vennero messi in quarantena. L’unico reparto che non aveva riscontrato la malattia era quello dove lui esercitava e ai quali somministrava regolarmente la dose di 2.000 unità giornaliera di vitamina D . Ci sono stati anche altri studi del 2009, su 19.000 persone, dove si è riscontrato che chi assumeva giornalmente la vitamina D aveva il 45% di probabilità in meno di ammalarsi di malattie virali ( in questo caso di influenza), quindi stiamo parlando di numeri molto interessanti.
Quindi dato il momento critico che stiamo vivendo sarebbe opportuno effettuare un’analisi di controllo sul dosaggio ematico di vitamina D. Il valore ottimale é quello di portare la vitamina D ad un range che va da 50 a 80 per migliorare le prestazioni del nostro sistema immunitario così avremo una maggiore possibilità di non contrarre nessuna infezione virale.