La pandemia mieterà molte vittime lavorative. I consumi sprofonderanno ed avranno un grande crollo, aumenteranno gli indigenti e l’istat conta un eredità di oltre tre milioni di nuovi poveri.
La Fondazione Studi Consulenti del lavoro ha già effettuato un analisi sui dati dell’Osservatorio statistico di categoria e conta Tre milioni di nuovi poveri in Italia, dipendenti di aziende private chiuse da oltre un mese. Lavoratori senza più lavoro che hanno percepito l’ultimo stipendio all’inizio di marzo. La drammaticità della situazione viene inquadrata con lucida attenzione dal presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del lavoro, Marina Calderone – “Intanto dobbiamo fare i conti con ben venticinque procedure di cassa integrazione. Laddove questo era il momento di introdurre un Ammortizzatore Sociale Unico, privo delle complesse procedure burocratiche oggi esistenti. Perché unica è la motivazione della chiusura aziendale. A situazioni straordinarie bisogna rispondere con misure straordinarie, senza i legacci della burocrazia”.
La cassa integrazione non è ancora arrivata e non arriverà prima di fine maggio e sarà molto dura vivere per chi ha un reddito inferiore a 1.000 euro e che non superi i 1.250 euro. Gli affitti da pagare saranno uno scoglio impossibile da sormontare per queste persone come anche le bollette delle utenze.
Continuano dall’Consiglio Nazionale “Siamo rimasti sul pezzo anche di domenica, altrimenti oggi non si potrebbe parlare di pagamenti a maggio. Ne imporrà l’impiego a largo raggio la necessità di creare spazi in azienda. In funzione del rispetto della distanza sociale. Meno tempo perso negli spostamenti, rotazione delle presenze, personale più felice”. Nuove tendenze attuabili però solo col sostegno dello Stato “e l’apporto di un’Europa solidale”.
Se il dato venisse confermato, tre milioni di nuovi poveri è un numero che preoccupa vista la già grande platea dei poveri. Complice di questo aumento a dismisura è ovviamente questa pandemia e la conseguente emergenza sanitaria. Chiusure sempre in aumento e consumi sempre in diminuzione sono questi gli aspetti critici ai quali neanche l’Inops riesce a sopperire e non è pensabile neanche che commercianti e imprenditori riescano a sopperire alle mancanze con i bonus di 600 euro.
La domanda che ci sorge è cosa ne sarà di commercianti, imprenditori e artigiani quando potranno riaprire le loro attività con le già annunciate limitazionti? Sarà una lotta alla sopravvivenza e le scadenze fiscali se non saranno prorogate creeranno ulteriori chiusure.
Come reagirà il sistema bancario? La salveza potrà arrivare solamente dall’Europa e da una nuova visione bancaria che sia più flessibile e disponibile proprio in considerazione del difficile momento scaturito dal nuovo virus Covid-19. Saranno necessarie soluzioni rapide e concrete che limiti il danno a questo punto a tre milioni di nuovi poveri e non aumenti.