Il Complesso del Vittoriano di Roma ospita nelle sue sale un artista conosciuto a livello mondiale, una delle personalità che ha prodotto maggiormente un cambiamento di rotta nella storia dell’arte, una svolta talmente rivoluzionaria da cui non si è più tornati indietro: Claude Monet.
Monet è stato il padre dell’Impressionismo, ha introdotto il concetto dell’impressione in pittura; grazie a lui e ai suoi compagni non era più il soggetto pittorico ad essere al centro della composizione, bensì l’impressione che il pittore voleva restituirci. E’ facile da comprendere questo concetto se si pensa che l’Impressionismo si è sviluppato nello stesso periodo in cui nasceva la fotografia, per cui non si commissionava più un ritratto se si poteva ottenere lo stesso risultato con lo scatto di un’istantanea. Il pittore doveva, quindi, cercare quel quid in più per fare la differenza e Monet lo trovò nell’impressione che esiste solo negli occhi di chi guarda, considerando che i sentimenti e le percezioni sono le uniche cose che ci differenziano realmente dalle macchine.
A tutto ciò c’è da legare un altro concetto: quanto può durare un’impressione? Un attimo, un attimo fuggente, ciò che noi guardiamo può cambiare in un istante solo per il sopraggiungere di una nuvola capace di modificare i colori di ciò che stavamo ammirando. Ecco perché la pittura di Monet è una pittura veloce, di tocco, che non ha bisogno di ascriversi in rigide linee prospettiche che ingabbiano un paesaggio naturale.
Tra i soggetti preferiti dal pittore francese c’è senz’altro la natura. Egli, inoltre, mostrò quasi un’ossessione per la rappresentazione dell’acqua, elemento per eccellenza che incarna il continuo mutare e divenire. Riuscì a riprodurla come nessun altro fino ad allora, tanto che Edouard Manet lo definì il “Raffaello dell’acqua”.
A Roma, è possibile ammirare fino al 3 giugno (la mostra, dato il grande successo di pubblico, è stata prorogata) le opere provenienti dal Musée Marmottan Monet. Sono esposti nell’ Ala Brasini capolavori universalmente riconosciuti quali le Ninfee, il Ponte Giapponese, i suoi paesaggi… per un totale di 60 pezzi. E’ possibile inoltre ammirare un Monet poco conosciuto: alcuni suoi disegni (pezzi molto rari, non utilizzando lui il disegno preparatorio per realizzare le sue tele) ma soprattutto i Ritratti dei suoi figli, uniche testimonianze pittoriche della sua vita in famiglia, dipinti che non espose mai e conservò sempre gelosamente con sé nella sua casa a Giverny, a testimonianza di quanto fosse legato a quei ritratti.