Nel cuore dei Monti Lepini sorge Carpineto Romano, ai confini con le province di Latina e Frosinone. Il territorio, distante da Roma poco più di 70 chilometri, è composto principalmente da catene montuose e presenta vari fenomeni carsici con grotte e voragini (ousi). Questa caratteristica ha favorito in età Paleolitica l’insediamento dei discendenti dell’uomo del Circeo, come testimoniano gli utensili in pietra ritrovati. Numerosi i reperti del periodo preromano (fu terra dei Volsci) e romano.
Con l’avvento dei De Ceccano (1157), il borgo medioevale subisce una trasformazione urbanistica che lo divide in due nuclei antagonisti: il rione “Dammonte” e il rione “Dabballe”. Durante l’invasione napoleonica e fino agli inizi del 1800, esplode il fenomeno del brigantaggio.
A Palazzo Pecci nasce Gioacchino Vincenzo Pecci che nel 1878 diviene pontefice con il nome di Leone XIII. E’ proprio durante il suo pontificato che Carpineto si abbellisce di splendide chiese e monumenti, tutt’oggi visibili. Nel borgo si riscontrano espressioni dell’arte medievale, rinascimentale, barocca e moderna.
Nella Chiesa di San Pietro, nel 1968 venne scoperto un dipinto su tela raffigurante San Francesco in meditazione, che la critica ha attribuito unanimemente al Caravaggio. L’opera, condotta a Roma, fu sottoposta a restauri che ne confermarono l’attribuzione al grande pittore. Il dipinto, in deposito presso la Galleria nazionale d’arte antica, non è più stato ricollocato a Carpineto. Nel Museo territoriale di Palazzo Aldobrandini, è conservata una copia dell’opera, in una sala attrezzata con criteri di sicurezza e di conservazione, in attesa di poter ricollocare l’originale.
Tra i musei, da visitare anche il Museo Agropastorale, presso la piccola chiesa della Natività di San Giovannino, che conserva strumenti di lavoro appartenuti ai contadini lepini, in gran parte ancora funzionanti, una preziosa documentazione relativa alle attività agricole e artigianali della zona. Sono numerosi gli edifici degni di nota meritano una menzione, la Torre Civica Aldobrandina, il Castello con Palazzo Pecci, la Chiesa di Santa Maria del Popolo (XV secolo), la Chiesa di Sant’Agostino (XII secolo). Il paese custodisce ancora oggi una pittoresca tradizione popolare: sui portali dellecase più antiche sono ancora ben visibili stemmi e proverbi scolpiti in dialetto locale.
La cucina di origine pastorale dove era frequente l’uso del latte anche come materia prima per la preparazione di piatti tipici come la polenta in bianco. Da gustare: ntartalicchi, pasta fritta, crapa aglio callaro, fettuccine al tartufo, menestra de pa, zazzicchie, per non citare che i più tipici. Ottime le carni locali e l’olio extravergine d’oliva.
Per gli amanti del turismo religioso si consiglia la via Francigena del Sud, un bellissimo cammino ricco di emozioni. (Fonte visitlazio.com)